Apologia dell'oppio. Lo stereotipo della fumeria tra fascinazione e razzismo
Résumé
Immagine archetipica della Chinatown americana, la fumeria d'oppio racconta il fascino orientalista per la Cina e funge da prisma per raccontare di complessi di colpa post-coloniali, per intendere la decadenza morale di un personaggio, per dire un razzismo ma anche per, indirettamente, invitare al viaggio e alla scoperta di una cultura sovente misconosciuta. Se per alcuni la rappresentazione dell'oppio riveste caratteri di evidente orientalismo al limite del razzismo, purtuttavia è possibile ritrovare caleidoscopici effetti che usano la rappresentazione dell'oppio come allegoria, simbolo, ritmo musicale. Si analizzeranno alcuni esempi tra i quali l'apoteosi umanista di Griffith (Broken Blossom), le sequenze iniziali di C'era una volta in America, oppure le allusive declinazioni di Bertolucci (L'ultimo imperatore) per raccontare come l'oppio, i suoi effetti e la sua storia non siano stati esclusivamente armi di prevaricazione e rappresentazione strumentale di una cultura, ma anche potente ipnagogico che impreziosisce rappresentazioni di una cultura sempre meno misteriosa.